A cura della Redazione
E´ stato presentato ieri sera, nella piazza di Casal di Principe, nell’ambito delle iniziative messe in campo per il quindicesimo anniversario dell’omicidio di Don Giuseppe Diana, il videodocumentario «A Camorra...song io?», realizzato del fotoreporter torrese Salvatore Sparavigna (nella foto). Tutto parte dal titolo del singolo di successo scritto nel 2005 dal gruppo musicale di Scampia A 67, «A Camorra...song io», che esprime una provocazione ma anche un’amara verità. Tutti, in qualche modo, con gesti e azioni quotidiani, contribuiamo ad alimentare la ricchezza, o quanto meno la «cultura» dei clan. Ma sarà davvero così? Sparavigna, originario di Torre Annunziata, un’intensa carriera e prestigiose collaborazioni con testate nazionali ed estere, ha girato la domanda a cento napoletani, moltissimi volti noti, ma anche gente comune. Ci sono magistrati, politici, scrittori, imprenditori, studenti, e poi parenti di vittime innocenti di mafia, giornalisti, attori. Da tutti Sparavigna ha preteso una risposta «senza censure». Le video-interviste sono intervallate da immagini, istantanee di tutti i giorni, che documentano quanto conviviamo realmente con la nostra inciviltà, illegalità, intolleranza, quanto ne siamo attori, e non semplici spettatori, quanto, in definitiva quindi, è necessario lavorare su noi stessi. «’A Camorra...song’io?», dunque, in venticinque minuti, restituisce un feedback dell’opinione e del pensiero sul tema, con un obiettivo di denuncia e sensibilizzazione Nel documentario c’è anche un passaggio in cui Roberto Saviano legge un’invettiva scritta da Cipriano, amico di gioventù di don Peppino Diana. Un’arringa che i due amici avrebbero voluto firmare insieme, ma i killer giunsero prima, la mattina del 19 marzo 1994.