A cura della Redazione
“Prezzi alle stelle”. Risuona sempre con maggior frequenza questo refrain da parte dei media, soprattutto negli ultimi mesi. Una situazione che sembra far “soffrire” la popolazione italiana. Ma come riescono a far fronte a questi continui aumenti i consumatori torresi? Per capire in che modo amministrano il loro denaro, ci siamo rivolti a due famiglie che, pur affrontando in modo diverso le difficoltà economiche a cui vanno incontro, sembrano essere accomunate dallo stesso disagio: restare senza soldi alla fine del mese o, addirittura, già a partire dall’ormai tristemente famosa terza settimana. Questa situazione d’indigenza fa sì che le persone con reddito basso o, nel peggiore dei casi, pari a zero, siano accompagnate da un isolamento sociale ed un malcontento nei confronti della propria condizione di vita, arrivando a colpevolizzare la società in cui vivono. La famiglia Tessitore, composta da dieci persone, con un’unica “entrata” di 1.500 euro al mese, è un tipico esempio di questa “sofferenza” economica. Come gestite lo stipendio, visto che siete in tanti in casa? «In realtà non lo sappiamo - afferma la figlia Colomba - siamo due nuclei familiari in uno e dobbiamo organizzarci e supportarci. Io vivo con mio marito, i miei figli e i miei genitori da quando mi sono sposata. Ho sempre voluto avere una casa tutta mia, ma mio marito non lavora e nemmeno i miei due figli grandi che, tra l’altro, sono sposati e vivono con noi insieme alle loro compagne. Ho un bambino di 10 anni con gravi problemi di epilessia e questo, ovviamente, mi comporta delle spese perché devo tenerlo sempre sotto controllo. Fortunatamente, abbiamo incontrato un medico di Nocera Inferiore veramente altruista che, conoscendo la nostra situazione familiare, ci esenta dal pagare. Tuttavia, tante volte non possiamo andarci perché non abbiamo i soldi per la benzina». Come affrontate questi continui rincari? «Male, molto male. Abbiamo un affitto da pagare, le bollette di acqua, luce e gas, le spese di generi alimentari, oltre alle continue visite mediche e le analisi, necessarie in quanto mio marito, mio padre e mia madre soffrono di gravi problemi di salute. Ma se non fosse per lo stipendio di mio padre non potremmo vivere. E’ una persona anziana che potrebbe tranquillamente fare il pensionato, ed invece deve continuare a lavorare perché è l’unico che guadagna. Non abbiamo aiuto da nessuno». Cosa pensate possano fare le Istituzioni per voi? «A parole ci aspettiamo di tutto, ma a fatti assolutamente niente. Mia cognata si recò presso il Comune per farsi aiutare con lo sfratto, e le fu negato qualsiasi sostegno. Qui a Torre Annunziata regna la delinquenza ed io sono sempre più preoccupata per i miei figli, perché potrebbero intraprendere una strada sbagliata, dal momento che non riescono ancora a guadagnare, non avendo un’occupazione. Mio figlio piccolo è obbligato a restare sempre a casa perché il quartiere in cui viviamo è pericoloso, non ci sono strutture adatte per i bambini e siamo costretti, pur non avendone la possibilità, a comprargli giochi per trascorrere la giornata. Fino a poco tempo fa c’era un centro di accoglienza (gestito dall’Arci Oplonti, ndr), dove si svolgeva l’attività di doposcuola, ma per varie questioni lo hanno chiuso. Avevamo la scuola media “Manzoni” a pochi passi da casa nostra, ma è stato ridotto il numero delle classi. Ora mi tocca pagare il taxi pubblico per mandare mio figlio a scuola. Anche se cerco di svolgere qualsiasi lavoro, si tratta di spese aggiuntive che, comunque, non possiamo permetterci e così alla fine del mese non possiamo risparmiare praticamente nulla. E’ vero, la “vita è cara”, ma a renderci questa vita impossibile sono anche i problemi sociali del paese in cui viviamo». Visione più fiduciosa quella della famiglia Esposito che, pur avendo gravi problemi economici, conserva una inaspettata dose di ottimismo che le permette di andare avanti e combattere il fenomeno disoccupazione. Come riuscite ad arrivare alla fine del mese, considerato che siete disoccupati? «Con i lavori saltuari di mio marito, guadagnamo circa 1.000 euro, ma abbiamo più di 600 euro di spese al mese. Ce ne restano 400 per acquistare beni di prima necessità e, ovviamente, non possiamo permetterci eventuali “capricci” e spese superflue. Abbiamo due bambini piccoli che hanno delle esigenze cui non sempre riusciamo a far fronte. Molte volte, con grande dispiacere, abbiamo dovuto dire di no a delle eventuali richieste. E non è bello non poter accontentare i propri figli. Ancora ricordo - prosegue la moglie - quando al supermercato dovevamo decidere quali brioches comprare in base ai centesimi che avevamo in tasca». «Diciamo che è sempre stato così - continua il marito -. Con l’avvento dell’euro e, con l’aumento dei prezzi di questi ultimi mesi, bisogna prestare attenzione soprattutto ai centesimi, cercare il risparmio per vedere se è possibile garantirsi il minimo indispensabile». Che cosa vorreste per migliorare la vostra condizione? «Sicuramente un lavoro fisso, ma anche un’amministrazione comunale più sensibile alle questioni di carattere sociale, che riesca a risolvere i problemi di vivibilità a Torre Annunziata. Siamo disposti anche a vivere da umili, ma almeno in modo civile. Tirare avanti in un paese che, anche se non ci offre sostegno economico, almeno ci dia un conforto morale». Da quanto si evince dalle vicende di queste due famiglie, nonostante la crescente industrializzazione, lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione del ventunesimo secolo, esistono ancora persone che vivono di stenti, facendo salti mortali per assicurare ai loro figli almeno il “piatto a tavola”. E la condizione di malessere si avverte tanto più in realtà come la nostra, e in generale del Mezzogiorno, in cui l’economia è praticamente ferma, anzi in recessione, e il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge soglie allarmanti. ENZA PERNA