A cura della Redazione
A tre giorni dal tragico episodio di sangue che ha visto la morte dell’operaio trentenne Giuseppe Veropalumbo, per gli inquirenti diventa sempre più difficile venire a capo di questa inquietante vicenda. Stabilire la traiettoria, capire da dove sia partito il colpo d’arma da fuoco che ha freddato all’istante il povero Giuseppe, individuare il responsabile materiale del folle gesto. Tutti interrogativi che difficilmente troveranno una risposta visti i pochi elementi a disposizione degli inquirenti. Intanto ieri è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Giuseppe Veropalumbo: i medici hanno accertato che il proiettile si è fermato all’altezza del torace, provocando un’emorragia agli organi interni, con particolare riferimento ai polmoni. Quindi Giuseppe è morto per emorragia polmonare. Dopo l’esame autoptico, la salma è stata trasportata nella chiesa di Sant’Alfonso de’ Liguori, dove alle 14,30 di oggi sarà celebrato il rito funebre. Prevista la partecipazione massiccia dei cittadini torresi, ancora increduli di fronte ad una morte così inspiegabile. L’amministrazione comunale, che ha dichiarato per oggi il lutto cittadino, sarà presente con il sindaco Giosuè Starita e una larga delegazione di assessori e consiglieri comunali. Intanto il primo cittadino, proprio ieri pomeriggio, ha preso carta e penna ed ha inviato una nota al Ministero dell’Interno, chiedendo interventi concreti per la città di Torre Annunziata. Non si conosce ancora il contenuto della lettera, ma si sa per certo che Starita ha chiesto l’intervento dell’esercito per liberare le forze dell’ordine impegnate nella strutture istituzionali ed dispiegarle così per strada. La gente non ne può più. Oramai subisce passivamente la prepotenza di un manipolo di delinquenti che diventano giorno dopo giorno sempre più arroganti. La denuncia di questa grave situazione è stata fatta anche dall’ex sindaco Luigi Monaco dalle pagine del quotidiano Metropolis. Senza mezzi termini, l’attuale consigliere comunale ha dichiarato: “Sembra di essere in Afghanistan. Anche durante le feste natalizie, così come fanno i talebani, si usa gioire sparando in aria con pistole, mitra e kalashikov. E che poi ci rimetta la pelle qualche povero Cristo mentre sta per i fatti suoi, in casa propria e con la propria famiglia, non fa nulla; tanto sono loro i più forti. A tutto ciò bisogna reagire e dire basta”. E mette giù tutta una serie di proposte tra cui anche l’invio dell’esercito “per l’istituzione di veri e propri check-point in tutti i quartieri a rischio, dove si spaccia la droga ed in tutti i punti strategici per il periodo di almeno un anno: ciò al fine di riconquistare fisicamente ed in modo percepibile dai cittadini il territorio, oggi controllato dalla camorra”. Ma chi non ne vuole proprio sapere di restare a Torre Annunziata è Antonio Veropalumbo, il papà di Giuseppe: “Rivolgo un augurio di buon anno al sindaco e all’amministrazione. Ringrazio per la volontà di proclamare il lutto cittadino. Ma io ho deciso: andiamo via dalla città in cui siamo vissuti finora, a Torre Annunziata non si può più vivere”. Carrozziere, una vita di sacrifici, Antonio scuote la testa mentre ripensa agli ultimi istanti di vita di Giuseppe: “Ero seduto accanto a mio figlio – dice – quando in un attimo si è accasciato. Qualcosa era entrato dalla finestra, aveva rotto due vetri e colpito mio figlio. L’ho stretto tra le braccia, ma non c’è stato nulla da fare”. Poi continua: “Giuseppe lavorava con me in carrozzeria, era addetto al reparto verniciatura. Era bravissimo ed avevo lasciato la gestione nelle sue mani proprio per le sue grandi capacità. Era un ragazzo eccezionale che dava tutto sé stesso per il lavoro e per la famiglia. Dopo questa tragedia – conclude – dobbiamo pensare tutti alla moglie e alla figlioletta. Anche le istituzioni devono comprendere il dramma di questa famiglia ed intervenire”.